Autunno 2015. Parcheggio di un supermercato di Lodi. Una signora in auto posteggia per comodità in uno spazio accanto alla pensilina carrelli della spesa.
Un uomo si ferma dietro, prende dal cruscotto della propria auto il contrassegno dei disabili, scende svelto e va incontro alla signora deciso.
Deciso come tutti coloro che hanno qualcosa per sentirsi con più diritti degli altri. Anche quando potrebbero farne a meno. “Senta, ha questo contrassegno?” l’apostrofa.
La signora risponde di no.
“Allora non può stare qui, Si sposti e lasci il posto a me! Questo spazio è riservato ai disabili che hanno questo contrassegno!” La signora si meraviglia che quell’uomo pretenda quello spazio dove distrattamente s°è messa, quando, guardandosi intorno e non essendo l’ora di punta della spesa, ovunque c’è posto e perfino più vicino all’entrata al supermercato.
In ogni caso la signora educatamente si scusa, risale in auto e si sposta dall’altro lato della pensilina dei carrelli della spesa dove il “diritto riservato” non c’è.
Io, che ho seguito la scena, quando questo uomo scende dalla propria auto dal contrassegno “disabile”, l’incrocio perché non riesco a tacergli anche la mia meraviglia: “Vedo che non è disabile, che ha le gambe buone, che cammina bene, che guida e che è arrivato tutto solo in auto!” Non poteva parcheggiare lei qualche metro distante, con tanto parcheggio vuoto intorno, senza far spostare quella signora e senza pretendere questa volta lo spazio a cui hanno diritto solo i disabili?”
“Potevo sì, ma è tutta questione di principio! Bisogna educare la gente a rispettare il diritto. lo ne ho diritto e l contrassegno dei disabili che ho sull’auto me lo permette! Quella donna, no! ”
“Ma lei questa volta è arrivato da solo in auto e non è disabile!”
“È mia moglie che è disabile!” si giustifica “Sono venuto a prenderla, è dentro al supermercato! Vuole venire dentro con me a conoscerla?” mi risponde con un tono di sfida. Non raccolgo la sfida frenandomi dal continuare, perché sono di fretta. Devo andare prima a prelevare dei soldi alla Cassa Continua della Banca per poi ritornare al Supermercato a fare la spesa anch’io. Mia moglie a casa l’aspetta.
Però sorrido mentre m’allontano convinto d’aver incontrato un tipico esemplare di tradizionale furbo italiano. Con la speranza e il desiderio di fare in tempo a gustare più tardi il secondo tempo di questa commedia. Non mi sbaglio. Quando ritorno nei dintorni del parcheggio pronto per la spesa e riprendere poi la mia auto perché questa
volta ho scelto l’auto e non la bici per venire a Lodi e ritornare a Montanaso dove abito, vedo attraverso i vetri del supermercato che quell’uomo “dalla moglie disabile” è ancora dentro, in fila a una cassa.
Non ha nessuna donna intorno disabile.
Attendo che esca, l’osservo caricare la spesa tutto solo sull’auto posteggiata dove per questione di principio ha insegnato alla signora a dare quello spazio a chi ne aveva diritto e mentre si prepara ad andarsene tutto solo, lo fermo per avvertirlo con voce allarmata: “Senta! S’è dimenticato la moglie al supermercato!
Dubito che m’abbia risposto “Cosa c’è?” tra l’allarme e il motivo. Anzi, sa già perché © mi riconosce subito. Per la sorpresa d’essere stato scoperto bugiardo, mi manda a quel paese mentre si chiude in auto il più in fetta possibile per non senti rispondergli nel suo stile: “Per questione di principio, questa volta, senza la moglie
disabile, nemmeno lei aveva diritto di parcheggiare in questo spazio riservato! O la questione di principio vale solo per gli altri?”
“Chissà quante altre volte l’avrà fatto!” commenta uno del pubblico che ha assistito allo spettacolo mentre entriamo insieme nel supermercato. “Per quei tipi, ce ne sono tanti in giro, la furbizia è una dote, non un difetto!” Anche noi non ne siamo esenti! Ognuno per la parte che sappiamo fare!”
Comunque in quel momento vissuto da spettatore e attore occasionale, m’è dispiaciuto di non essere anche un vigile per far pagare a quel tale…. il biglietto!
La vita è proprio una commedia!