UN PO’ DI CICLISMO E QUALCHE ALTRA CURIOSITÀ’
Giuseppe Pratissoli
“La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.”
Albert Einstein
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Anche questo 2021 la magia del giro si è ripetuta celebrando, nel contempo, il proprio simbolo: la Maglia Rosa, che compie 90 anni.
La passione per le biciclette va e viene, ma lockdown e distanziamento sociale hanno riportato le bici in auge e il coronavirus ha portato ad un boom delle due ruote in molte parti del mondo.La bicicletta regala sorrisi e in questi tempi ne abbiamo proprio bisogno: in lei troviamo una compagna silenziosa e fedele, ogni pedalata e ogni scatto ci aiutano a fuggire da momenti difficili, ci legano alla natura, risvegliano speranza e nostalgia
“Quando viene maggio, qualcosa di ineluttabile, per la puntualità e l’urgenza mi riporta sulla via Emilia, dopo il ponte di Tiberio in attesa del Giro d’Italia”
Sabato, 8 maggio 2021: grande partenza da Torino del 104^ Giro d’Italia: 22 squadre e 21 tappe per 3450 km.
Paolo Conte, riguardo il senso di una delle sue opere più conosciute, la canzone “Bartali”, ha detto: “È una canzone non di sport, ma di esistenza umana” “ Dell’attesa dell’uomo qualunque, che da dietro la curva aspetta che spunti un sogno in forma di ciclista ».
E allora bisogna riscoprire cos’è il ciclismo, cos’è la fatica, e la bicicletta: «L’immagine visibile del vento”.
5000 a.C. I Cinesi pare abbiano costruito una bici con ruote di bambù che chiamavano “Dragone felice”. Così dicono gli archeologi d’averla trovata in una tomba.
1500 a.C. Un graffito, nel tempio di Luxor, in Egitto, mostra un uomo seduto su una sbarra sospesa fra 2 ruote. Il turista che ha un po’ di fantasia ci vede un ciclista.
1452-1519 Leonardo da Vinci disegna un mezzo molto simile alla moderna bicicletta.
1642 Un angelo dipinto su una vetrata nella chiesa di Stocke Poges, in Inghilterra, vicino a Londra, sembra montare un cavalluccio marino, ma sospeso fra 2 ruote.
1790 In piena “rivoluzione francese”, il conte Mede de Sivrac appare a Parigi con il “celerifero” (dal latino: celer = rapido, fero = trasporto). Gira nel parco tra la tipica curiosità della gente per le novità. Si compone di una trave che serve da sedile sospesa fra 2 ruote a 6/8 raggi radiali. È tutto in legno. Si spinge puntando i piedi per terra a destra e a sinistra, alternativamente, con grande consumo di suole di scarpe. I piedi servono anche per tenere l’equilibrio.
Non ha lo sterzo. Va solo diritto. Per curvare, i più prudenti si fermano, lo sollevano e prendono la nuova direzione. I più spericolati, invece, imparano a sterzare senza fermarsi, spostando il peso del corpo all’indietro per sollevare da terra la ruota davanti, come si vede oggi fare dai campioni in moto, dai clown al circo per girare in bici su una ruota sola, oppure dai ciclisti più esperti per superare un ostacolo. È un giocattolo per ricchi, che va da solo, solo in discesa.
1811 Prima “ordinanza” della Polizia di Milano contro il correre di questi così detti velocipedi in città. Per la loro pericolosità ne tollera l’uso solo lontano dalla gente tranquilla e dagli altri mezzi di trasporto. I trasgressori verranno puniti col ritiro della “macchina”.
1818 Il barone Drais, tedesco di Baden, appare con la “draisienne” che rimane sempre in legno, ma s’arricchisce dello sterzo.
Curiosità: Drais è anche l’inventore del carrello a mano per l’ispezione delle ferrovie.
1819 Niepce aggiunge alla draisienne, in italiano “draisina”, le ruote cerchiate in ferro, la sella regolabile e i freni. Il freno è un pattino che con una leva viene premuto sulla ruota, come quello montato sulle ruote dei carri di legno dei contadini.
1830 Un fabbro scozzese, Mac Millan, detto “il diavolo” per questo suo mestiere che si serve del fuoco, costruisce la draisina tutta in ferro, riducendone peso e dimensioni, ma… non il prezzo. Si spinge sempre puntando i piedi per terra, si consumano le suole delle scarpe e rimane un divertimento limitato ai ricchi. “Hobby horse”, cavalluccio da divertimento, viene chiamato in inglese. Nella versione “draisina da passeggio” ha tre ruote: una “dietro” e due “davanti” che sostengono un seggiolone per portare in giro l’amica. Sono i tempi in cui, con questo mezzo, per fare 64 km occorrono 2 giorni.
1840 Sempre Mac Millan, per risparmiare le scarpe, inventa una bicicletta con la ruota posteriore motrice (più alta di quella anteriore) provvista di congegni a strappi “su e giù” mossi dal ciclista montato sulla ruota stessa. Ma nella prima uscita, nel 1842, investe un ragazzino, cade, ed è costretto ad abbandonare il progetto.
1861 Invenzione dei pedali e dei freni al manubrio.
I pedali vengono applicati al mozzo della ruota davanti.
Sono due ragazzini a contendersi questa idea: il tedesco Fischer e il francese Michaud. Ma è Ernest Michaud, 14 anni, figlio di un piccolo meccanico, a prevalere e a realizzare questo progetto tanto da far subito fortuna e riuscire a fondare la prima fabbrica di bici. Però si dimentica di brevettarli e negli anni successivi i pedali sono copiati da tutti. Per questo, nel consultare libri d’autori diversi e di paesi diversi, in tanti si dicono inventori dei pedali. Michaud arriva ai pedali rotanti pensando prima a due semplici poggia piedi fissi, come quelli montati oggi sulle moto, per far riposare i piedi e non avere le gambe penzoloni, quando la bici va da sola nei tratti di strada in discesa o tra una spinta e l’altra. Nasce però il problema dell’equilibrio, perché le ruote davanti diventano sempre più grandi per fare più strada con una sola pedalata (un giro di pedale equivale a un giro di ruota), i ciclisti non toccano più terra e diventano pericolosi per sé e per gli altri. Con l’invenzione dei pedali, fissati a pedivelle fornite di più asole per regolarli alla lunghezza delle gambe del ciclista, questa due ruote prende il nome di Velocipede o Biciclo. Ma la gente che l’usa trova più giusto chiamarla “rompiossa” o “scuotiossa” per l’andare poco confortevole con le ruote di metallo nudo, o avvolte di stracci, sulle strade tutte buche e sassi di quel tempo. In seguito “Biciclo” rimane il mezzo a pedali di Michaud, “Velocipede” sarà invece il mezzo trasformato dal progresso nella bici dei nostri giorni. Il freno rimane un pattino che preme sulla ruota davanti, quando viene “tirato” tramite un filo agganciato al manubrio che gira su se stesso. Come la manopola per accelerare la moto.
1864 Storia parallela: a Parigi e a Londra, prime città al mondo, viene inaugurata la prima linea di Metropolitana. Nel 1890 in queste due città la metropolitana diventa elettrica. A Milano, prima città in Italia, la prima linea di Metropolitana verrà inaugurata un secolo dopo, nel 1964.
1865 Primo codice stradale emesso in Italia. Il Velocipede è classificato il mezzo di trasporto più pericoloso. Diventa obbligatorio farsi sentire e farsi vedere dagli altri utenti della strada. Incomincia così la storia del campanello (agli inizi è una trombetta) e la storia del fanale (agli inizi è una candela e/o una lampada ad olio).
1868 Prima gara ciclistica. Si corre nel Parco Saint Cloud di Parigi. Vince James Moore, amico di Michaud, che su Biciclo compie i 1200 metri del percorso in 3’50” alla media di 18,783 km/h. In quella gara partecipano bicicli con la ruota davanti alta dai 90 ai 150 cm. e la ruota dietro piccola fino a 30 cm. Il telaio serve da scala per salire in sella posta sulla ruota davanti. Molte sono le cadute. Per evitarle, Michaud inventa il “biciclo di sicurezza” con 3 ruote, una davanti e due dietro: è il “Triciclo” di oggi. In quella gara appaiono anche le prime coperture in gomma dura delle ruote e, di conseguenza, i primi freni a pattini laterali ai cerchi.
1870 Renard, francese, costruisce una ruota di 3 metri di diametro che il ciclista muove dall’interno, con trasmissione a denti, pedalando seduto su una ruota più piccola.
1876 Prima corsa su strada in Italia: la Milano –Torino.
1878 Pressy, un inglese (c’è chi dice Lawson, un altro inglese) prende un Velocipede e sposta i pedali al centro del telaio, tra le due ruote. Il movimento è dato alla ruota posteriore tramite una catena di metallo inventata e perfezionata dallo svizzero Renold (secondo altri, Galle, svizzero, secondo altri ancora, Sargent, francese). La pedalata è fissa (cioè non si può smettere di pedalare mentre il velocipede va) e la catena s’avvolge su una sola “moltiplica” centrale montata sui pedali e su un solo “pignone” montato sulla ruota posteriore (cioè non c’è “il cambio” come lo conosciamo noi oggi). Per evitare di pedalare quando i pedali girano troppo veloci, il velocipede porta due poggiapiedi sulla forcella davanti dove il ciclista può far riposare le gambe, nell’attesa di riprendere a pedalare.
Primo tentativo di “cambio”: le pedivelle hanno un’asola dove il ciclista può far scorrere e fissare i pedali più o meno lontano dal movimento centrale. Per far forza nella pedalata secondo il principio della leva.
1878-80 Invenzione della catena in metallo, snodabile, fatta di tante maglie. In legno la catena era già stata inventata da Leonardo da Vinci nel 1482. Le ruote diventano lentamente di pari diametro: 80 cm (oggi sono di 68 cm) e a 2 serie di raggi “tangenti” o incrociati (oggi sono 36 i raggi di ogni ruota) disposti a campana tra cerchione e mozzo per permettere alla ruota di essere più elastica e resistente agli sforzi e ai colpi. L’inglese Humber costruisce il telaio nella sua forma attuale, detto a trapezio.
1884 Fiorisce il commercio dell’usato e viene pubblicata la Rivista Velocipedistica, la prima in Italia.
1885 Viene fondata l’U.V.I. (Unione Velocipedistica Italiana) a Como, con prima riunione a Pavia. All’ U.V.I s’affiliano le prime società ciclistiche nate per tesserare i primi appassionati del pedalare. Inizia in Italia la produzione delle biciclette Bianchi.
1887 Invenzione della “camera d’aria”. È un veterinario scozzese di Belfast, Dunlop, che ci arriva per primo, pensando ai guanti di gomma che usa sul lavoro. Nel cercare di accontentare il figlio che si prepara a una corsa coi compagni di scuola, Dunlop padre incolla ai cerchi del triciclo del figlio pezzi di gomma dell’idrante del giardino e poi li gonfia con aria. Il figlio vince e dirà al padre che, per la comodità, gli sembrava di pedalare sulle nuvole. Michelin, francese, perfeziona quest’idea e inventa il pneumatico. In Italia segue Pirelli.
1884-88 Con “Il bicicletto”, poi battezzato al femminile “la bicicletta”, Costanzo Vianzone, torinese, ritorna al telaio in legno con ruote in corda. Non ha successo, ma con lui il velocipede incomincia a chiamarsi bicicletta.
1892 Viene fondata l’U.C.I. (Unione Ciclistica Internazionale) che affilia le Unioni Velocipedistiche nazionali.
1894 Viene fondato il T.C.C.I. (Touring Club Ciclistico Italiano). Ha 2 “C” perché nasce pensando al turismo in bicicletta.
– Curiosità: le prime mappe stradali segnalano anche le fontane dove potersi fermare a bere.
In Italia risultano circolanti 30 mila biciclette. Solo i ricchi l’hanno. Il costo di una bicicletta è pari a 600 ore di lavoro di un operaio. Agli inizi del 900, la sigla si riduce ad avere solo la “C” di “Club”, rivolgendosi soprattutto al nuovo mezzo di moda di far turismo dei ricchi: l’automobile.
1895 Prima fiera della bicicletta a Milano. In Italia, Raimondo Vellani, di Modena, risulta il primo costruttore di Velocipedi e Prinetti e Stucchi, di Reggio Emilia, danno il nome al marchio più noto e alla fabbrica più grossa.
– Curiosità. Primi esemplari di biciclette per lavoro: per l’arrotino (pedalando gira la mola che affila le lame); per il pompiere (col tubo antincendio avvolto nel triangolo del telaio), per il trasporto feriti (con lettino incorporato tra 4 ruote spinte da 2 ciclisti), per il gelataio (col cassone portagelati tra le 2 ruote anteriori), ecc.
1896 Invenzione della “ruota libera”: è il meccanismo che permette al ciclista di smettere di pedalare e riposare mentre la bicicletta continua ad andare. Ed entra nei vocabolari e nel parlare corrente il termine “bicicletta” per indicare questo mezzo di trasporto e “diporto” (il termine “sport” non è ancora arrivato dall’Inghilterra), che motiva la nascita nel 1896 del primo giornale sportivo italiano, La Tripletta, madre della Gazzetta dello Sport.
– Storia parallela. Rinascono le Olimpiadi moderne estive ad Atene. Nate ad Olimpia (Grecia) nel 776 a.C., erano state sospese nel 393 d.C. da Teodosio perché colpevoli di paganesimo. Una “Olimpiade di prova” era stata tentata nel 1859 d.C. con giochi tipo corsa nei sacchi, salita alla pertica, ecc. Le Olimpiadi moderne invernali nascono invece a Chamonix (Francia) nel 1924.
– Curiosità. In una sfida all’ Arena di Milano, il campione ciclista Romolo Buni batte Buffalo Bill a cavallo.
1898 Storia parallela. Inizia il primo campionato di calcio.
–Nell’Esercito, a Parma, nasce la prima Compagnia Militare Atleti Ciclisti. Esistenti in più località, queste Compagnie permettevano ai giovani più promettenti, che andavano a fare il militare “per leva”, di non sospendere l’attività ciclistica, in particolare agonistica.
1899 In Italia sono presenti 400 mila biciclette, di cui in regola col bollo 252mila (più 5000 moto e 4000 auto). Per girare in bici, dal 1897 si deve pagare la Tassa di Circolazione. Costa 12 lire, poi abbassata a 10 lire, per proteste. Motivo: la bicicletta è un mezzo di locomozione e di passatempo per le classi agiate. Una bicicletta costa 500-600 lire. Il salario medio di un operaio è di 3 lire al giorno. Chi è in regola con la Tassa di Circolazione mostra una targhetta-collarino di metallo, riportante l’anno di riferimento, avvolta al tubo portamanubrio.
– Curiosità: Siccome fioccano le multe dal Codice della Strada che precisa “La circolazione di un velocipede avviene tanto se montato, quanto se sia condotto a mano”, l’avvocato del T.C.C.I. consiglia ai soci “Se dovete andare all’Ufficio Metrico per applicare la targhetta, andateci con la bicicletta sprovvista di sellino e di pedali, in modo che essa non si possa usare”.
1903 Nasce il Tour de France, promotore Henry Degrange, corridore e giornalista dell’Equipe, il giornale con le pagine gialle, organizzatore. Si corre su 6 tappe di 400 km ciascuna, una ogni 3 giorni, per permettere anche ai ritardatari di arrivare. I partecipanti sono divisi in 2 categorie: corridori da classifica e corridori di tappa. Vince Maurice Garin, francese, 20 anni, con quasi 3 ore sul 2°, Lucien Pothier.
1905 Soppressione al Tour delle tappe notturne per poter meglio controllare i corridori.
1907 Nasce la Milano- Sanremo, la prima corsa di ogni stagione, per S. Giuseppe, il 19 Marzo. Primo vincitore: Petit Breton, soprannome di Lucien Mazan, francese, perché il padre non s’accorgesse di avere un figlio ciclista.
1909 Parte il 1° Giro d’Italia. Vince Ganna. Due sono le categorie dei corridori partecipanti: gli “accasati” (stipendiati e sostenuti in corsa dalle case ciclistiche) e gli “isolati” (a spese dell’organizzazione per vitto, alloggio e assistenza in corsa). I primi 5 Giri si corrono con classifica a punti, i successivi a tempi.
– Curiosità: quando il 1° Giro si conclude a Milano, la Polizia a cavallo protegge la volata dei corridori (oggi ci sono le corde, i cavalletti, le transenne in metallo, che tengono libera la strada dai tifosi), ma i cavalli si spaventano e mandano tutti a gambe all’aria.
1910 Incomincia la storia del cambio. Sull’altro lato (il sinistro) della ruota posteriore viene aggiunto un pignone. Il maggiore, con più denti, serve per la montagna; il minore, con meno denti, serve per la pianura. Per cambiare, il ciclista si deve fermare, smontare la ruota, girarla dall’altro lato per mettere la catena sul nuovo pignone più adatto al percorso da superare.
1910 Storia del fanale: appare il modello che la gente chiama “a carburo”. È formato da due piccoli contenitori: uno contiene acqua che cade a gocce sul carburo di calcio contenuto nell’altro. Si sprigiona così gas acetilene che il ciclista accende con un fiammifero. La luce del fanale è data da questa fiamma.
– Curiosità: il gas acetilene, scoperto nel 1903, è lo stesso che dà luce ai lampioni e serve per saldare.
1911 Al Giro d’Italia, col Passo del Sestriere, si affrontano per la prima volta le Alpi.
1912 Curiosità. La Fiat costruisce più bici che auto e, per lanciare sul mercato il modello “Nonno Agnelli” o “bicicletta del popolo”, impone agli organizzatori del Giro d’Italia la classifica a squadre, ritenendo la sua la più forte di tutte. Ma vincerà l’Atala su la Peugeot.
– Storia parallela. Calcio. La Nazionale gioca per la prima volta con la maglia azzurra. L’azzurro è il colore di fondo dello stemma dei Savoia, regnanti in Italia. Prima la Nazionale giocava in maglia bianca.
1918 Storia del cambio: I fratelli Nieddu, sardi, inventano i mozzi a bloccaggio rapido e il cambio “Vittoria”. Tullio Campagnolo li migliora e dal 1927 fino ai giorni nostri, sulle biciclette da corsa non avranno rivali. Col bloccaggio rapido è più facile smontare e rimontare le ruote. Dal 1910 le ruote erano strette alle forcelle del telaio mediante “galletti” o “farfalle”. Il cambio Vittoria consiste in una moltiplica centrale vincolata ai pedali, 3 pignoni sulla faccia destra della ruota posteriore e di un tendicatena. Si cambia con le dita e un colpo di pedale all’indietro, senza più smontare dalla bici. Nel 1923 “le dita” vengono sostituite dal cambio Vittoria Margherita.
1919 1,5 milioni di bici circolanti in Italia.
Riprende il Giro d’Italia (per la 1a Guerra Mondiale non s’è svolto dal 1915 al 1918).
–Storia del costume: Il Giro è così popolare che s’inventa il Gioco del Giro d’Italia per famiglie (un tombola con percorso che si compie gettando due dadi), e per ragazzi (percorso su mucchio di sabbia o di terra, da compiere spingendo avanti una pallina o un tappo di bibita schioccando il dito medio sul pollice).
1924 2 milioni di bici circolanti in Italia in regola col bollo di circolazione. Costo di una bici =200 ore di un operaio. Tra i partecipanti del Giro d’Italia c’è una donna: Alfonsina Morini in Strada, classe 1891, modenese di Castelfranco Emilia, che termina il Giro per conto suo, fuori gara e fuori tempo massimo.
– Storia parallela: nasce la Radio.
1927 Al Giro d’Italia le tappe diventano consecutive. Non c’è più il giorno di recupero tra una tappa e la successiva.
1925 – Curiosità: Iniziano le figurine da collezione.
Dal 1961 saranno Panini di Modena.
1° Campionato del Mondo di ciclismo su strada. Vince Binda davanti ad altri tre italiani. Iniziano i duelli leggendari tra i campioni.
1929 I ciclisti incominciano a depilarsi le gambe, perché, in caso di cadute con le inevitabili abrasioni, è stato scoperto che i peli portano infezione.
– Storia parallela: nascono a Maranello di Modena le auto da corsa Ferrari.
1930 Sulle biciclette da passeggio appaiono i freni a contropedale, modello “Torpedo”. Il mozzo della ruota dietro è grosso contenendo 2 ganasce che si stringono e frenano quando si dà un colpo di pedale all’indietro.
– Finisce il ciclismo dei pionieri o dei maratoneti, ossia il ciclismo di fatica per le grandi distanze da superare. Inizia il ciclismo di velocità prolungata.
– Storia parallela: prende il via da Brescia la 1a Mille Miglia automobilistica.
1932 Prima radiocorsa.
1933 Prima Cronometro (la Bologna-Ferrara di 62 km, vinta da Binda) e primo Gran Premio della Montagna (GPM) al Giro d’Italia.
– Al Giro d’Italia nasce la Carovana Pubblicitaria che precede il passaggio dei corridori e sulla strada attira anche chi di ciclismo non se ne intende, perché porta festa per ore e distribuisce a tutti degli omaggi. È fatta di strane auto dalla forma del prodotto che reclamizzano: a forma di tubetto di dentifricio, di lametta, di bottiglia di liquore, di prosciutto, di formaggio, ecc. Le fabbriche e le scuole fanno festa per andare sulla strada a vedere passare il Giro. La Carovana continuerà al Giro, in grande stile, fino al 1965. Al Tour, la carovana nata nel 1930, continua tuttora.
1935 4 milioni di biciclette in Italia in regola col bollo. Costo di una bici: 260 lire.
– Al Giro d’Italia il 1° in classifica generale indossa per la prima volta la Maglia Rosa per riconoscerlo dagli altri corridori. È rosa come il colore delle pagine della Gazzetta dello Sport, il giornale organizzatore.
– Alle due grandi corse a tappe già esistenti (Giro e Tour), s’aggiunge la “Vuelta” (Giro di Spagna). Primo vincitore in maglia “amarillo” (giallo intenso) è Deloor, belga.
– Storia del cambio: modello “a bacchetta”. È sempre Tullio Campagnolo a idearlo. Sulla forcella destra posteriore sono applicate due aste curvate a L nella parte alta per poterle manovrare a mano: con la prima il ciclista, senza fermarsi, sblocca la ruota, con la seconda “deraglia” la catena sul pignone desiderato, poi con la prima blocca di nuovo la ruota. Una variante più sicura è col tendicatena al posto dell’asta sblocco/blocco ruota.
1936 Al Giro d’Italia, prima Cronoscalata: Rieti-Terminillo, km 20. Vince Olmo.
1937 – Tra i corridori scompare la categoria degli “Isolati”. Nelle squadre compare il “gregario”, alle dipendenze di un “capitano”.
– Per la prima volta il Giro d’Italia affronta le Dolomiti (primo valico superato: Passo Rolle; primo re delle Dolomiti: Gino Bartali) e presenta una tappa cronometro a squadre, la Viareggio- Marina di Massa.
1938 Al Giro d’Italia, primo arrivo di una tappa, Varese- Locarno, all’estero, in Svizzera.
1940 6 milioni di biciclette in Italia.
Nelle grandi corse viene introdotto il “cambio ruote”.
1941-45 Il ciclismo, come tutti gli altri sport, viene sospeso o ridotto ad attività minore dalla 2a Guerra Mondiale. I ciclisti e i campioni come Bartali e Coppi, senza quegli anni persi, avrebbero potuto arricchire ancora di più quell’età d’oro del ciclismo e del costume legato alla bicicletta vissuto tra il ’40 e il ’60.
1946 Storia del cambio: appare il cambio Simplex che permette di cambiare senza più la presenza del tendicatena e di dare un colpo di pedale all’indietro.
– Curiosità. Incomincia con Coppi e Bartali il periodo d’oro del ciclismo italiano. Il ciclismo è così popolare, molto più del calcio, che il detto “Pedalare” significa lavorare o darsi da fare, mentre il detto “Tirare calci al pallone” significa far niente o perdere tempo.
1947 Storia del cambio: il modello “Simplex” rimane il cambio più economico per le biciclette sportive, ma sulle biciclette da corsa un nuovo modello “Campagnolo” permette 2 moltipliche all’asse dei pedali e 5 pignoni all’asse della ruota posteriore su cui s’avvolge la catena. Le due levette di comando sono sul tubo obliquo del telaio, appena sotto il manubrio.
– Curiosità: in Europa incominciano a costruirsi le piste ciclabili.
1948 Gino Bartali vince il suo secondo Tour a 10 anni di distanza dal primo.
L’U.V.I. (dagli anni ‘70, F.C.I.: Federazione Ciclistica Italiana) regola il cicloturismo, aperto a tutte le età e con ogni tipo di bicicletta. La bicicletta è ancora il mezzo di trasporto più usato e nei raduni ci si va per fare amicizie, stare insieme, conoscere nuovi posti. S’aggiungono gli Enti di Promozione dello Sport tra i lavoratori (per primo è l’ENAL, Ente nazionale lavoratori, nel 1948) che aprono anche al ciclismo amatoriale agonistico, per soddisfare quegli adulti (fino ai 65 anni d’età) che vogliono continuare a competere come i giovani.
1949/1952 Fausto Coppi, primo campionissimo del ciclismo a far l’abbinata in questi due anni di Giro d’Italia e Tour de France. Brutto a piedi, bellissimo in bici, sfortunato quel tanto anche per fare simpatia, fu artefice di ricostruzioni favolose di ossa e di morale. Come Marco Pantani negli anni ‘90.
– Curiosità: una bici sportiva costa 13 mila lire, una bici da corsa 25-30 mila lire, il salario di un operaio specializzato è di 300/400 mila lire l’anno.
1954 Storia parallela: nasce la TV in Italia. È in bianco e nero, ha un solo canale e solo per qualche ora al giorno.
1955 Non bastano più i soldi dei fabbricanti di biciclette per mantenere il ciclismo dei professionisti. Le biciclette rimangono Legnano, Atala, Bianchi, Ganna, Bottecchia, Torpado, Bartali, ecc., ma sulle maglie dei corridori e nel nome delle squadre entrano altre industrie come sponsor sempre più forti e numerosi. La Nivea Fuchs di Magni è la prima, poi vengono Ignis, Tricofilina Coppi, Carpano, Sanpellegrino, ecc.; negli anni ‘60 e ‘70 sono Molteni, Salvarani e Brookling le più forti; negli anni ’80 e ’90 ai nomi delle industrie s’aggiungono le banche, le finanziarie, i supermercati, le multinazionali: Banesto, TVM, Mercatone Uno, Mapei, ecc.
1956 Al Giro d’Italia, primo arrivo di tappa in quota: Merano-Monte Bondone. In una giornata invernale passata alla storia, vince Charly Gaul.
1957 Storia parallela. Incomincia la gara nello spazio tra americani e russi, stile Coppi e Bartali. Incominciano i russi lanciando nello spazio per qualche giro d’”orbita” intorno alla Terra la cagnetta Laika, con il razzo Sputnik 2.
1958 Primo Campionato del Mondo femminile di ciclismo su strada a Reims. Vince la lussemburghese Jacobs.
1960 Il 2 Gennaio muore Fausto Coppi, a soli 40 anni d’età, per una malaria presa in Africa e non riconosciuta in tempo dal medico al suo rientro in Italia. La cronaca dell’ultima corsa ha un cronista inaspettato: Padre Giulio Malinverni di Graffignana, missionario.
1961 Storia parallela. 12 Aprile. Lancio del primo uomo nello spazio. Con un razzo Sputnik. È il russo Gagarin. Fa un paio di giri intorno alla Terra, poi rientra sulla Terra dentro una capsula frenata da paracadute.
1962 Esordio del ciclismo femminile in Italia. Prima corsa a Brescia. Vince la Cressari sulla Tartagni. Negli anni ‘80 dominerà in Italia Maria Canins. Negli anni ‘90 la più nota campionessa è Paola Pezzo, vincitrice di 2 Olimpiadi nella Mountain Bike.
1962 Curiosità: Appare a Milano la “Graziella”. Smontata, si tiene in una valigetta nel vano bagagli dell’auto. Serve nelle grandi città per evitare il problema dei parcheggi che incomincia a farsi sentire. Oppure si porta dietro in vacanza per non dover sempre prendere l’auto anche per andare a far la spesa o comprare il giornale. Si monta in 5 minuti. Costa 30.000 lire. Lo stipendio medio di un operaio è 60.000 lire al mese.
1967-1975 Il ciclismo agonistico è dominato dal belga Eddy Merckx. Maggior suo avversario, l’italiano Felice Gimondi.
1969 Storia parallela. 21 luglio. L’uomo raggiunge il sogno di andare sulla Luna. È l’americano Amstrong, il primo a porvi piede. Partiti in 3 dalla Terra il 12 Luglio con l’Apollo 11 lanciato con il razzo Saturno 5, impiegano 9 giorni per raggiungere la Luna. Due astronauti restano sulla Luna un paio d’ore, mentre il terzo astronauta li aspetta in cielo, per ritornare a casa, dentro una capsula che per attutire l’urto, seppure frenata da grandi paracadute, “atterra ” in mare.
1970 Il numero delle auto circolanti in Italia incomincia a superare quello delle biciclette (10 milioni).
1973 Curiosità: 3 dicembre 1973: prima domenica senz’auto per la crisi del petrolio che porta il prezzo della benzina alle stelle.
1977 Arriva dall’America del Nord la MTB (mountain bike, ossia la bicicletta fuoristrada). Migliorata dai costruttori italiani, la MTB ha un successo enorme. Negli anni ’60 in Italia era nata la “Graziella”, bici snodabile da portare in auto, per girare in città, ma non aveva avuto successo, forse perché nata troppo presto per il traffico di città non intasato come oggi.
– Storia parallela: la TV diventa a colori.
1979-1992 I campioni ciclisti italiani più rappresentativi sono Moser. Saronni, Bugno, Chiappucci.
1980 Il cicloturismo viene contagiato dall’agonismo offerto dalle Gran Fondo e dai Raid, sempre più di richiamo perché si svolgono sulle stesse strade delle corse più famose: Milano-Sanremo, Giro di Lombardia, Parigi-Roubaix, Tour de France, Giro d’Italia, ecc.
1983 Storia parallela: Appare il telefonino portatile. Per il momento è più grande della cornetta del telefono fisso e ha l’antenna.
1984 Francesco Moser porta il record dell’ora oltre i 50 chilometri, esattamente 51.151, sulla pista di Città del Messico, a 2000 m. sul livello del mare. Utilizza ruote lenticolari (invenzione italiana) che evitano il “frullato d’aria” dei normali raggi scoperti. Ha inoltre il manubrio a corna (piegato all’insù) e più stretto per penetrare nell’aria con più facilità.
– Curiosità. 51.151 km in un’ora: questa misura è esattamente il numero di telefono dell’ospedale di Lodi e il dott. Carlo Cantamessi, presidente della Banca Popolare di Lodi (tifoso di Coppi e appassionato di ciclismo, sport sempre pronto a sostenere), aiuta tutti a ricordarlo in questo modo.
1985 Storia del cambio: cambio a scatti con comando incorporato nella leva dei freni. Le biciclette da corsa hanno 3 moltipliche sulla pedaliera e 9 pignoni sulla ruota posteriore. Nel 2000 qualche marca di bicicletta ne monterà 10. È dunque impossibile per un ciclista dire d’aver sbagliato rapporto per fare una corsa, come fino agli anni ’60 usavano giustificarsi in caso di sconfitta.
1985 In corsa, al Tour de France, sulle biciclette da corsa, appaiono i pedali “a sgancio rapido”, che permettono al ciclista di attaccarsi e staccarsi dai pedali, un po’ come lo sciatore dagli sci. Vengono a sostituire i pedali con le “gabbiette puntapiedi o fermapiedi” in metallo strette da un cinturino in cuoio che imprigionava e stringeva il piede ai pedali: accessorio più pericoloso perché teneva legato il ciclista alla bicicletta in caso di caduta, o gl’impediva di fermarsi all’improvviso non potendo avere il tempo di slacciare il cinturino, o se il cinturino si allentava, potendo “sfilarsi o scappare” il piede dal pedale nel momento che ci sarebbe stato più bisogno di pedalare. Però mentre nella gabbietta si potevano infilare scarpe che potevano servire anche per camminare, coi pedali a sgancio rapido sia la bicicletta che la scarpa diventano inutilizzabili separatamente.
1990 Biciclette prodotte in Italia ogni anno: 3,5 milioni. Biciclette circolanti in Italia: 23 milioni. Auto circolanti: 27,5 milioni. Rapporto spazio bici/ auto in movimento: 1 a 3; in sosta 1 a 10. Piste ciclabili: in Italia 1000 km; in Germania 25000 km; in Francia 9000 km; in Olanda 11000 km. Utilizzo della bicicletta: a Parma 15 persone su 100; a Napoli 1 persona su 1000.
1991 Curiosità: il “telefonino” sta in tasca e tutti hanno lo stesso suono. Così quando suona il telefonino in ascensore o in chiesa o in qualsiasi gruppo di persone, è un movimento unico per tirare fuori il loro. E si vedono per strada persone che parlano da sole, come i matti una volta.
1996 L’inglese Chris Boardman porta il record dell’ora, sulla pista di Manchester, a 56,375 km.
1998 Marco Pantani vince Giro e Tour (come Fausto Coppi nel ’49 e ’52) ed è il campione più amato per le sue straordinarie imprese solitarie in montagna. Vince il Tour dopo 33 anni dal precedente italiano che l’aveva vinto: Felice Gimondi. Esplode il doping nel ciclismo. C’era anche prima, ma dagli anni ‘90 i controlli sono più frequenti e le pene più severe.
1999 Curiosità: ritornano le domeniche senz’auto per limitare l’inquinamento troppo elevato esistente nell’aria delle città.
2000 Il 5 Maggio muore a 86 anni d’età, Gino Bartali. Con Coppi è stato il campione degli anni d’oro del ciclismo in Italia (1946-1953) e la loro rivalità e la divisione degli sportivi in bartaliani e coppiani rimane una leggenda.
– Il 16 Giugno scompare, a 69 anni, Tranquillo Scudellaro di Lodivecchio, il più grande dei ciclisti lodigiani, professionista dal 1950 al 1959.
2002 Le auto riempiono cosi tanto le strade, che per spostamenti fino a 5 km è più veloce la bicicletta.
– Storia parallela: il 1° gennaio in Italia è introdotto l’Euro, la moneta che sostituisce la Lira. Il cambio è 1936, 27 Lire per 1 Euro, ma i prezzi arrotondano a 1 Euro = 1000 lire. E la spesa raddoppia e lo stipendio dimezza.
2003 Diventa obbligatorio anche per i ciclisti portare il casco in corsa. È una misura di sicurezza attesa, dopo le morti sulla strada e in corsa di campioni e promesse per avere sbattuto la testa nel cadere. In Italia, l’ultima vittima più nota è Fabio Casartelli, campione olimpico su strada a Barcellona 1992, morto durante una tappa al Tour 1995.
2004 14 febbraio, S. Valentino. Viene trovato senza vita in una camera d’albergo di Rimini, Marco Pantani. Aveva 34 anni. È una tragedia per il ciclismo mondiale. Questa morte pesa sugli incoscienti o meno, potenti o no, che l’hanno voluta per salvargli la vita (s’è visto come!) togliendolo dal Giro già vinto il 5 Giugno 1999 e perseguitandolo con condanne e colpe.
Da quel giorno con Pantani sono morto anch’io per il ciclismo “maggiore”. E qui finisce la mia storia della bicicletta.
Una bici si declama
come una poesia per volare via.
Velocità silenziosa – Paolo Conte